L’Essenza del cristianesimo è un libro strepitoso. Emendato dalla tara materialista e dal seme positivista piantato proprio dall’idealismo classico, mondato da quell’umanismo che oggi non procura né ardore né inquietudine, è la migliore introduzione a Hegel. In più, e non si tratta di bazzecole, anticipa Heidegger e il suo tema della tecnica – ma senza spocchia.
Nell’Essenza si trova interamente il tema della volontà di volontà che Heidegger usa contro Nietzsche. Ci si trova Kafka – spiegato semplice. Senza le fanfaluche su burocrazia o anomia, eccetera. Ci si trovano le premesse per impostare un’analisi seria delle criptovalute. Senza dover passare per l’idealismo abborracciato del Trattato di Keynes, o per l’empirismo disperato degli austriaci.
Per rivelarsi Dio crea – scrive Feuerbach. Il mondo – la natura, la fisica – è creazione. Dio si sveglia e produce il mondo. Anzi, producendo, Dio si sveglia. Dio è (esiste in quanto è) produttore. Heidegger non aggiunge niente di più – coinvolge nella partita i Greci. Quando nella Lettera sull’umanismo dice che se si vuole avere un dialogo produttivo col marxismo, bisogna cominciare a considerare che il materialismo di Marx non sta nell’affermare che tutto è solo materia, ma sta piuttosto in una determinazione metafisica per la quale tutto l’ente appare come materia da lavoro – tutto l’ente, compreso l’uomo – appare come prodotto, bisogna prenderlo alla lettera. Per capire cosa Heidegger intende con Tecnica, bisogna porre attenzione al lavoro, alla poiesis, alla produzione.
Il tema della opposizione di teoria e prassi, opposizione che Heidegger fa derivare dalla Tecnica, dunque dalla Produzione, è già impostato nell’Essenza del cristianesimo.
La dottrina della creazione, dice Feuerbach, nel suo significato caratteristico può solo scaturire da una visione pratica, che assoggetta la natura unicamente alla volontà e ai bisogni dell’uomo. Perciò è possibile quando l’uomo, anche nella sua immaginazione, degrada la natura a pura e semplice accozzaglia di elementi, a un prodotto della volontà.
Quando l’uomo considera il mondo solo dal punto di vista pratico, e del punto di vista pratico fa anche il punto di vista teoretico, allora si trova in disaccordo con la natura, allora fa della natura la serva umilissima del proprio interesse, del proprio pratico egoismo. L’espressione teoretica di questa concezione egoistica e pratica, secondo la quale la natura in sé e per sé stessa è nulla, suona così: la natura (ossia il mondo) è stata fatta, è stata creata, è il prodotto di un comando.
Che cos’è il creato di fronte al creatore!
Per rivelarsi Dio crea: la creazione è la rivelazione di Dio.
Senza la creazione (di uomo e cosmo) Dio non si determinerebbe.
Il cattolico, nella sua pia semplicità acritica, permette che il suo Dio, come un oggetto materiale, possa essere rosicchiato anche da un topo. Il protestante custodisce Dio nel proprio intimo, là dove non gli può venir strappato, e così nel contempo lo preserva dagli insulti del caso.
Questa è Scienza Bancaria e Dinamite. Andatelo a dire ai Circuitisti e all’MMT – Fiat (money) è rivelazione, è determinarsi, è lasciarsi rosicchiare anche da un topo – L’azione del topo (inflazione) è un insulto insopportabile – è l’insulto della storia, quando avanza a casaccio.
Feuerbach fornisce la formula precisa, elegante e risolutiva sia delle criptovalute sia di ogni tipo di moneta Fiat. Inizia col dire che Dio è sì libero nella volontà, può dare e non dare una rivelazione; ma non è libero nel pensiero: se vuole rivelarsi non può rivelare all’uomo qualsiasi cosa egli voglia, ma soltanto ciò che conviene all’uomo, non per un qualunque altro essere, egli rivela ciò che è costretto a rivelare. Oltre a leggere qui una sottile demolizione della teoria degli Speech Act e del Decisionismo, si legge in nuce il tema dell’eterno ritorno. La Volontà (la Decisione, La performance) è libera. Ma questa volontà non può voler ciò che vuole se non si assoggetta alla legge dell’uomo, ovvero alla legge di ciò che vuole come volontà libera – un bel giro vizioso, direbbe (dice) Feuerbach.
Dio conosce sì se stesso anche senza l’uomo, ma fin tanto che non esiste un altro Io, egli è una persona soltanto in potenza, soltanto immaginaria. Siccome l’immaginazione è pensiero e il pensiero è determinazione, prima della creazione, di diritto, Dio è uguale a Nulla. Tradotto: prima di ogni determinazione la moneta Fiat è uguale a Nulla – prima equazione.
Solo quando viene posto ciò che è distinto da Dio, il non divino, Dio diviene cosciente di sé; soltanto conoscendo ciò che non è Dio, egli sa cosa significa essere Dio, conosce la beatitudine della propria divinità. Tradotto: La moneta Fiat diventa ciò che è (ovvero volontà o libera decisione) solo dopo essersi determinata – Omnis determinatio est negatio, seconda equazione.
Dunque, continua Feuerbach, Dio pone se stesso come Dio soltanto ponendo ciò che è altro da sé, ponendo il mondo. È Dio onnipotente senza la creazione? No, l’onnipotenza (il Fiat) si realizza, si avvera [NB la straordinaria concezione della verità] soltanto nella creazione. Il (denaro) Fiat, diventa vero denaro solo quando si determina.
Che cos’è prima della determinazione?
Che cos’è una forza, una proprietà che non si dimostra, che non si manifesta? chiede Feuerbach. Che cos’è una potenza che nulla fa? una luce che nulla illumina? una sapienza che nulla sa? Ma che cos’è l’onnipotenza (la decisione, la dittatura), che son tutti gli altri attributi divini, se l’uomo non esiste? Nulla è l’uomo senza Dio, ma nulla è anche Dio senza l’uomo. Infatti soltanto nell’uomo Dio si oggettiva come Dio, diviene Dio. Dio ha bisogno di diventare vero. Ha bisogno di uscire dal nulla. Terza equazione: la verità è uguale a ciò che accade, la verità è storia. (quarta equazione: la storia rosicchi questa verità).
Soltanto le diverse facoltà umane pongono in Dio una distinzione, spezzano la sua sterile unità, lo fanno vivo e reale. Il lavoro vivo non è semplicemente o soltanto ciò che produce plusvalore. Il lavoro vivo fa uscire il Capitale all’aperto, lo leva dalla sua nullità. Senza determinazione il Capitale non può niente, non è niente. Se alla fine del ciclo i conti non tornano, non c’è ragione di arrovellarsi intorno al problema della trasformazione, perché durante il tragitto il topo della storia rosicchia continuamente – e i conti non tornano mai, o solo accidentalmente. Se il Capitale iniziale è moneta Fiat, nel suo punto di ingresso – sempre retrodatato – non è niente. Le facoltà fisiche dell’uomo, dice Feuerbach, fanno di Dio un essere fisico. Il materialismo di Feuerbach (e di Marx) è tutto qui, in questo passaggio – il topo della storia e gli sberleffi del caso ne riassumo l’andazzo.
Se Dio non si protendesse verso l’uomo, se non sentisse la sua miseria e la sua finitudine, se non penetrasse il cuore dell’uomo, se questa miseria non fosse in un altro essere da lui distinto, in Dio, dice Feuerbach, non vi sarebbe neppure la misericordia, e perciò tornerebbe ad avere l’essere privo di ogni qualificazione, il nulla, quale era Dio prima che l’uomo fosse e quale sarebbe senza l’uomo.
Poiché l’uomo esce da Dio – è una sua creatura, una sua attualizzazione – Dio esce dal nulla sdoppiandosi, incarnandosi in Cristo – quinta equazione: Identità dell’identità e della non identità.
Il mondo è produzione, la verità è attualizzazione – siamo pienamente in Hegel, e siamo pienamente dentro ciò che Heidegger chiama Volontà di Volontà o Tecnica. Ma Feuerbach aggiunge qualche particolare insignificante.
Per il Battesimo Dio potrebbe congiungere il medesimo effetto a qualunque sostanza. Ma non lo fa; si adegua alle qualità naturali, sceglia una materia simile, conforme all’effetto. L’elemento naturale non è dunque indifferente, non viene del tutto messo in disparte; qualche cosa di esso rimane, non foss’altro che per semplice analogia: il vino rappresenta il sangue, il pane la carne.
Il sacramento ha rassomiglianza con ciò di cui è simbolo (Pietro Lombardo)
Non si legge qui una sentenza sulle criptovalute?
La rivelazione si determina in un simbolo. Il simbolo non si risolve in un mero significato, in una pura virtualità. Può scegliere qualsiasi cosa in cui manifestarsi, e il bit va bene tanto quanto il byte, ma non può evitare l’insulto del caso, l’insulto della storia, la dispersione, la perdita di controllo e di potere. La banca crea la moneta con un Fiat, la parola si manifesta se diventa mondo, deve esistere per essere vista, per pagare deve essere vista, per funzionare deve estinguere ed estinguersi, deve essere finita.
Per ascoltate la mia preghiera, dice Feuerbach, Dio deve essere finito. I pagani, dice Feuerbach, sanno solo «che cosa» Dio è, ma non «chi» Dio è.
Un Dio che non si curi di noi, che non esaudisca le nostre preghiere, che non ci veda e non ci ami, non è un Dio – Dio deve rivelarsi in Cristo.
Il potere (la possibilità) di poter creare l’uomo con un Fiat si scontra con questa legge del cuore che toglie al potere la sua sovranità. Dio come oggetto della preghiera è certamente già un essere umano.
Non c’è commensurabilità tra questa possibilità e la sua attualizzazione – sesta equazione.
La Legge (il sovrano) è sempre indifferente al contenuto – è strutturalmente indifferente al contenuto. Esiste una differenza invalicabile tra il contenuto della legge e la Legge stessa. Non esiste una strada che conduca dalla Legge al contenuto – solo un salto (forse) può far entrare nella Legge.
Si opera in un determinato modo non perché sia bene e giusto operare così, ma perché così Dio comanda. Il contenuto del comando è in se stesso indifferente; qualunque cosa vi ordini, è giusta.
Non dimentichiamo che Dio è la legge. Tutto ciò che la legge comanda (ma come può comandare la legge senza determinarsi?), tutto ciò che la legge comanda è giusto, senza bisogno di sentenza e dispositivo – questo è Kafka, facciamocene una ragione, e smettiamola di vedere in Kafka quello che non c’è: l’incubo burocratico. In Kafka ci sono i paradossi della Legge, i misteri della prova ontologica. D’altra parte, dice Feuerbach, il comando proviene da una posizione assoluta.
Vedere Dio è il supremo desiderio, il supremo trionfo del cuore. Agli ebrei non è permesso vedere Dio, nemmeno in un simbolo. Cristo è questo trionfo, è l’adempimento di questo desiderio. Dio puramente pensato, puramente essere speculativo, cioè Dio come Dio, è sempre un essere lontano: il rapporto dell’uomo con lui è astratto (è impossibile – entrare nella legge, nel castello, nel tribunale), è come una relazione di amicizia con una persona lontana, che personalmente ci è sconosciuta.