Per il romanticismo di Jena non c’è separazione tra arte e vita. L’arte non è una tecnica o un metodo per riprodurre o rappresentare o interpretare il mondo. Il mondo non è un oggetto colto da uno speciale punto di vista – il punto di vista artistico. Per i romantici di Jena l’arte non ha un oggetto, non sta di fronte all’oggetto come vi sta, ad esempio, la scienza naturale, la scienza fisica, la biologia, l’antropologia, eccetera. L’arte non è una scienza positiva, e non lo è proprio in quanto non ha davanti a sé, posto (positum), il suo oggetto. Tutto ciò che è, tutto ciò che posiamo definire in modo sommario, il cosmo, la natura, non si dà come un ente nel quale introdursi. Il Cosmo non è disponibile. Non è posto. Il romantico non è l’artista che si introduce in un mondo, un mondo oscuro, impenetrabile, misterioso, eccetera, ma pur sempre un mondo posto davanti ai suoi occhi, disponibile in quanto conoscibile. Il romantico non ha difronte a sé nessun mondo da esplorare. Il romantico è già presso le cose. Di più. Le cose, e lui stesso presso le cose, sono poste dall’azione. L’arte è la decisione, che decide la posizione dell’arte e della cosa dell’arte. La decisione non è una decisione umana, una decisione psicologica, una scelta del soggetto. Anche quando passa attraverso il soggetto, o l’uomo, la decisione precede l’uomo, lo chiama, lo sollecita.